Dalle 09:00 di domani (mercoledì 10) gli occhi del mondo saranno puntati su Ginevra per il test realizzato nel Laboratorio del Cern, in un tunnel lungo 27 chilometri, a 50 metri nel sottosuolo della frontiera franco-svizzera. L’obiettivo è quello di ricreare le condizioni che esistevano all’inizio del mondo, il microcosmo di violente collisioni che si produssero 1 picosecondo dopo il "big bang". Dopo decenni di lavoro e salvo imprevisti, domani un primo fascio di protoni farà il suo giro di prova all’interno dell’anello sotterraneo. Per la prima volta nella gigantesca macchina -«una meraviglia tecnologica», come ha detto il direttore del Cern, Robert Aymar- circoleranno fasce di particelle (protoni) ad una velocità prossima a quella della luce (99,999991% di velocità della luce): 11.000 rotazioni al secondo dentro al tunnel.
Una delle grandi speranze è trovare la particella di Dio, il bosone di Higgs, una particella che non è mai stata individuata, ma solo ipotizzata dallo scienziato scozzese Peter Higgs e che sarebbe quella responsabile di aver dato materia a ogni altra particella esistente. Ma la comunita scientifica è in allarme. C’è chi contesta che siano stati investiti enormi quantità di denaro (6 miliardi di dollari) per soddisfare un gruppo di scienziati ambiziosi, dimenticando i problemi urgenti della terra. Non solo. Il timore degli scienziati capitanati dal professor Otto Rossler, chimico tedesco della Eberhard University, è proprio che l’esperimento del Cern possa, a causa delle collisioni di energia che scatenerà, generare un buco nero capace di risucchiare la terra e farla sparire nel giro di pochi anni. Timori che hanno spinto Rossler e compagni a fare ricorso presso la Corte Europea dei diritti umani per fermare l’esperimento. E c’è persino chi, per giustificare i timori di un’Apocalisse, ha riesumato una profezia di Nostradamus: «Fuggite, fuggite da Ginevra, Saturno cambierà l’oro in ferro».
Ma di fronte alle accuse, dal Cern arrivano rassicurazioni assolute: un sito risponde alle domande più comuni sulla sicurezza dell’esperimento "Lhc". Michelangelo Mangano, fisico nucleare veronese e ricercatore del Cern, è autore di uno studio sulla sicurezza del Lhc nato proprio per rispondere alle critiche. «Il rischio - spiega Mangano- - non fa minimamente parte di un progetto come questo, ma abbiamo comunque deciso di rispettare le paure altrui e spiegare come queste paure non siano in nessun modo fondate. Collisioni di energia come quelle prodotte dall’Lhc si sono verificate sulla terra come in altri pianeti un numero immenso di volte: l’Lhc ricrea infatti i fenomeni naturali dei raggi cosmici, che producono energie anche superiori e che investono continuamente il nostro pianeta, come altri corpi celesti, senza nessuna conseguenza». «Noi non neghiamo di cercare anche di generare dei buchi neri - continua Mangano - ma se anche venissero prodotti, ed è difficile che accada, questi decadrebbero istantaneamente senza conseguenze». Se l’Lhc comporta dei rischi, secondo lo scienziato, sono rischi di natura meccanica, legati al tipo di struttura «un tunnel di 27 chilometri, 100 metri sotto terra e in presenza di un’alta tensione delle correnti», e a cui si risponde con tutte le misure di sicurezza del caso. «Ma non esiste nessun rischio nemmeno per noi che abitiamo a pochi chilometri dall’esperimento».
Nel 2005, per esattezza il giorno 12 novembre, mi trovavo con i miei compagni al CERN di Ginevra. Quella è stata la mia vera gita dell'ultimo anno, dato che non ero andata a Monaco. Quella doveva essere una giornata speciale per me che amavo la scienza, ma venivo da una nottata in cui ero riuscita a dormire solamente 20 minuti. Di conseguenza non mi sono goduta come avrei voluto quel fantastico tour in un LHC in costruzione.
A pensarci ultimamente mi veniva una grande eccitazione, ero assolutamente coinvolta dall'emozione della comunità scientifica per questo evento.
Poi, un pomeriggio, ho notato un gruppo su facebook: "Quelli che aspettano l'esperimento del 10 settembre". Leggendo la descrizione del gruppo anche il nome in messenger del mio amico Alex è finalmente diventato chiaro (10 settembre - La fine del mondo).
Ho iniziato a pensare: e se davvero fra una settimana finisse il mondo?
Lo so che gli scienziati hanno smentito la possibilità che questo avvenga, che un buco nero si origini a causa dell'esperimento più importante degli ultimi 30 anni...
Ma se succedesse veramente?
Beh prima di tutto mi è venuto da pensare che avrei voluto passare gli ultimi momenti con il mio Apuciuck, cosa che mi ha fatto capire che senza di lui non potrei mai vivere.
Ho capito che la vita è breve, che non c'è tempo per sprecarla in obiettivi futili. Non è importante dove arriviamo, ma soprattutto arrivarci serenamente.
Ho pensato che sono felice del fatto che molto probabilmente domani mattina dormirò, dato che l'esperimento sarà alle 9.30. Se davvero il mondo finisse non me ne accorgerei, me ne andrei nel sonno.
Non saprei nemmeno che cosa dire, dato che è molto improbabile che, laddove il mondo finisca, qualcuno possa leggere ancora le righe che sto scrivendo.
Mi piacerebbe solo dire a tutti che è stato bello essere su questa terra.
E' stato bello vivere. E se domani aprirò gli occhi, allora mi godrò la vita in ogni suo istante, assaporando ogni tazza di tè.
E certamente la smetterò di guardarmi alle spalle, pronta ad affrontare solo il futuro.
Una delle grandi speranze è trovare la particella di Dio, il bosone di Higgs, una particella che non è mai stata individuata, ma solo ipotizzata dallo scienziato scozzese Peter Higgs e che sarebbe quella responsabile di aver dato materia a ogni altra particella esistente. Ma la comunita scientifica è in allarme. C’è chi contesta che siano stati investiti enormi quantità di denaro (6 miliardi di dollari) per soddisfare un gruppo di scienziati ambiziosi, dimenticando i problemi urgenti della terra. Non solo. Il timore degli scienziati capitanati dal professor Otto Rossler, chimico tedesco della Eberhard University, è proprio che l’esperimento del Cern possa, a causa delle collisioni di energia che scatenerà, generare un buco nero capace di risucchiare la terra e farla sparire nel giro di pochi anni. Timori che hanno spinto Rossler e compagni a fare ricorso presso la Corte Europea dei diritti umani per fermare l’esperimento. E c’è persino chi, per giustificare i timori di un’Apocalisse, ha riesumato una profezia di Nostradamus: «Fuggite, fuggite da Ginevra, Saturno cambierà l’oro in ferro».
Ma di fronte alle accuse, dal Cern arrivano rassicurazioni assolute: un sito risponde alle domande più comuni sulla sicurezza dell’esperimento "Lhc". Michelangelo Mangano, fisico nucleare veronese e ricercatore del Cern, è autore di uno studio sulla sicurezza del Lhc nato proprio per rispondere alle critiche. «Il rischio - spiega Mangano- - non fa minimamente parte di un progetto come questo, ma abbiamo comunque deciso di rispettare le paure altrui e spiegare come queste paure non siano in nessun modo fondate. Collisioni di energia come quelle prodotte dall’Lhc si sono verificate sulla terra come in altri pianeti un numero immenso di volte: l’Lhc ricrea infatti i fenomeni naturali dei raggi cosmici, che producono energie anche superiori e che investono continuamente il nostro pianeta, come altri corpi celesti, senza nessuna conseguenza». «Noi non neghiamo di cercare anche di generare dei buchi neri - continua Mangano - ma se anche venissero prodotti, ed è difficile che accada, questi decadrebbero istantaneamente senza conseguenze». Se l’Lhc comporta dei rischi, secondo lo scienziato, sono rischi di natura meccanica, legati al tipo di struttura «un tunnel di 27 chilometri, 100 metri sotto terra e in presenza di un’alta tensione delle correnti», e a cui si risponde con tutte le misure di sicurezza del caso. «Ma non esiste nessun rischio nemmeno per noi che abitiamo a pochi chilometri dall’esperimento».
Nel 2005, per esattezza il giorno 12 novembre, mi trovavo con i miei compagni al CERN di Ginevra. Quella è stata la mia vera gita dell'ultimo anno, dato che non ero andata a Monaco. Quella doveva essere una giornata speciale per me che amavo la scienza, ma venivo da una nottata in cui ero riuscita a dormire solamente 20 minuti. Di conseguenza non mi sono goduta come avrei voluto quel fantastico tour in un LHC in costruzione.
A pensarci ultimamente mi veniva una grande eccitazione, ero assolutamente coinvolta dall'emozione della comunità scientifica per questo evento.
Poi, un pomeriggio, ho notato un gruppo su facebook: "Quelli che aspettano l'esperimento del 10 settembre". Leggendo la descrizione del gruppo anche il nome in messenger del mio amico Alex è finalmente diventato chiaro (10 settembre - La fine del mondo).
Ho iniziato a pensare: e se davvero fra una settimana finisse il mondo?
Lo so che gli scienziati hanno smentito la possibilità che questo avvenga, che un buco nero si origini a causa dell'esperimento più importante degli ultimi 30 anni...
Ma se succedesse veramente?
Beh prima di tutto mi è venuto da pensare che avrei voluto passare gli ultimi momenti con il mio Apuciuck, cosa che mi ha fatto capire che senza di lui non potrei mai vivere.
Ho capito che la vita è breve, che non c'è tempo per sprecarla in obiettivi futili. Non è importante dove arriviamo, ma soprattutto arrivarci serenamente.
Ho pensato che sono felice del fatto che molto probabilmente domani mattina dormirò, dato che l'esperimento sarà alle 9.30. Se davvero il mondo finisse non me ne accorgerei, me ne andrei nel sonno.
Non saprei nemmeno che cosa dire, dato che è molto improbabile che, laddove il mondo finisca, qualcuno possa leggere ancora le righe che sto scrivendo.
Mi piacerebbe solo dire a tutti che è stato bello essere su questa terra.
E' stato bello vivere. E se domani aprirò gli occhi, allora mi godrò la vita in ogni suo istante, assaporando ogni tazza di tè.
E certamente la smetterò di guardarmi alle spalle, pronta ad affrontare solo il futuro.
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