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venerdì 30 novembre 2007

Cronaca di quattro giorni: UNO

Come promesso ecco un post sui miei 4 giorni a Parigi. Mi aiuterà a ricordarmi per sempre come si sono svolti questi bellissimi giorni.

Prima di tutto la PARTENZA.
Giovedì 22 il nostro volo parte da Orio alle 20.30, quindi andiamo via da casa verso le sei insieme a Debora. Lei adora accompagnarci a prendere i voli, e questa volta si fa accompagnare anche da Virginia, dato che dopo escono insieme alle loro colleghe.
Arriviamo all'aeroporto verso le sette, dato che Virgy si fa attendere al punto di ritrovo. Lì facciamo il check-in e prendiamo qualcosa da mangiare e incontriamo Alberto.
Il gran lavoratore ha forma smagliante e capello blu/violetto che non può farmi pensare alla mitica Ninfadora Tonks.
In ogni caso, salutato Alby, è il momento di entrare nella sala di attesa dei gates. E' il passo più noioso perchè vengono fatti i controlli sui clienti. Quindi al solito: togli la cintura e l'orologio, togli la giacca e la sciarpa, metti tutto sul nastro e passa attraverso il metal detector sperando che non suoni. Mauro va via abbastanza liscio, ma da quando c'è la legge sui liquidi mi ritrovo a dover veder buttar via la mia crema alla pesca, fondamentale per il mio screpolarmi in faccia. Di fatti farò tre giorni con la pelle tutta rovinata. Vabbè.
In ogni caso siamo dentro al gate: ora di imbarco 19.45, uscita n° 10.


Aspettiamo con calma (io non proprio!) l'arrivo degli operatori di terra e al momento dell'imbarco si crea la solita fila inutile ancor prima che essi arrivino. Così ci mettiamo in coda pronti a salire sull'aereo. Ormai ho preso diversi voli per andare un po' dappertutto: Londra, Parigi, Barcellona, Roma. Se facciamo il conto a posteriori ho preso l'aereo già 14 volte! Nonostante ciò ho sviluppato una certa superstizione: ad ogni volo mi piace tenere sempre lo stesso posto, ossia la zona dell'ala sinistra. Anche questa volta mi va bene e riesco ad ottenere il posto che voglio, così al solito io sono vicino al finestrino e Mauro nel posto centrale vicino a me.


Il viaggio passa abbastanza tranquillo, qualche zona di turbolenza che come sempre mi fa sussultare e stringere la mano di Mauro al punto da distruggergliela, ma atterriamo praticamente in orario.

L'aeroporto di Beauvais è come me lo ricordavo: un capannone! Scandalosa l'uscita (ci fanno aspettare perchè non c'è abbastanza spazi e c'è un aereo atterrato poco prima di noi) e poi la coda per prendere i biglietti dell'autobus (52 € per due persone andata e ritorno! Quando la terravision a Londra costa una cosa tipo 28 sterline!).


A parte gli evidenti scandali relativi ai costi dei trasporti, ci ritroviamo a salire sul benedetto pullman che vedrà la fine della sua corsa a Porte Maillot, nella zona degli Champs Elisées.
Io e Mauro siamo tranquilli: ci vuole un'ora e un quarto per arrivare in città e proprio dove si ferma il pullman c'è la stazione della metro.
Dallo sperduto aeroporto ci ritroviamo pian piano in autostrada e poi dentro la periferia parigina, fino ad arrivare nel centro, quando iniziamo a vedere da lontano la Tour illuminata.
E' abbastanza emozionante, nonostante sia solo una baldracca (per Shi & Co n.d.r.)
Ma non abbiamo fatto i conti con la metropolitana parigina, che a quanto pare chiude a mezzanotte! Arrivando noi in città che è già mezzanotte passata, eccoci nei guai. La fermata della metro è sbarrata. Farla a piedi è impensabile a quest'ora, sarà almeno a un'ora di distanza l'albergo.
Inizia allora la disperata ricerca di un taxi...
All'inizio non riusciamo a fermarne, poi eccone uno che mi chiede in quale arrondissement dobbiamo andare e alla mia risposta (17) mi manda gentilmente a cagare.
E infine se ne ferma uno in un'altra piazzola che, vedendo che siamo solo due, ci fa salire.
Mi piace che i tassisti parigini non hanno idea di dove si trovino le vie...Quando gli dico Rue du Mont Doré me lo fa fare in spelling e lo scrive sul navigatore (siano benedetti i satelliti!) e così finalmente andiamo verso il nostro albergo.
Spendiamo stranamente poco (meno di dieci euro, ma per 5 minuti attenzione!) e ci ritroviamo nella piccola viuzza in cui si trova il nostro Hotel, l'Hotel Cabourg.

L'accoglienza finalmente è gentile: il tizio mi chiede in che lingua parlare, gli dico che il francese va più che bene. Ci dà le chiavi (stanza numero 42, numero attualmente interessante per ogni fan dei Colds che si rispetti!) e mi spiega che in mattinata dovremo pagare, ma che per ora ci lascia andare a dormire (caspita che magnanimo!).
Così prendiamo l'ascensorino ed eccoci nella nostra stanzetta, di cui metto le foto qui (anche se in realtà fatte solo in seguito):


Sistemiamo qualcosina, facciamo già un gran casino e poi, all'alba dell'una passata, è finalmente tempo di dormire!

1 interventi:

Anonimo ha detto...

No, scusa... quella del tassista che ti manda a cagare la voglio sentire dal vivo :p!
Cmq si, LEI è solo una baldraccona!!