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giovedì 19 novembre 2009

Panta rei

Non ho più parlato della mia vita universitaria.
In realtà avrei dovuto farlo, visto che il famoso esame l'ho passato, dicendo così addio definitivamente alla mia donna urlante del blog.
Da domani sarò in ballo con la tesi fino a febbraio - spero. E per la prima volta, stasera, sono felice di dire che inizio a immaginare come il mio elaborato finale sarà organizzato.
Se sarò in grado di farcela da sola a raggiungere gli obiettivi che i miei professori mi hanno dato, sarò fiera di me stessa, forse per la prima volta in vita mia.
Perchè si tratta di un lavoro informatico abbastanza complesso, vorrebbe dire che finalmente imparo a fare qualcosa davvero, non solo per finta.

A parte questo non ho grandi novità, se non che tutto scorre come un fiume.

Panta rei os potamòs

Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.

Non me ne sono mai resa conto come negli ultimi tempi.
Mi capita spesso di pensare alla morte, anche perché quando sei da solo in camera e non riesci a dormire è facile farti sorprendere da frammenti di emozioni strane.
Prima sei lì, che ripensi all'amico che hai sentito al telefono quel pomeriggio, poi ti ritrovi a pensare a cosa c'è dopo la morte. Se credi veramente che finisca tutto, o se speri che ci sia qualcos'altro.

Forse è per questo che ne ho tanta paura: peché sento la necessità di dimostrare che anche io valgo qualcosa, che potrò cambiare il mio piccolo mondo, nel bene o nel male.

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