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sabato 21 giugno 2008

Porto di mare

Avete presente Casa Martini di Un medico in famiglia?

Nella prima serie del Medico facciamo conoscenza di questo padre vedovo con tre figli, nella cui casa vive anche il nonno paterno. Ci accorgiamo subito che questa non è una casa normale: la zia che sta sempre lì, la governante impicciona e col suo fidanzato fra i piedi, i nonni materni che fanno sempre una visita, il migliore amico di Lele (Sergio) che bazzica sempre da quelle parti...
Con l'andare avanti delle serie, le cose se possibile sono anche peggiorate: prima di tutto nascono due nuovi bambini; in secondo luogo nonostante dalla terza in poi padre+zia (che si sono sposati nel frattempo) se ne vadano altrove, arriva il nuovo fidanzato della figlia maggiore, la zia paterna che salta fuori con nipote e nuova relazione, amici vari che sono sempre lì, la nonna paterna che si trasferisce da loro perché perde tutto...etc...etc
Insomma...Casa Martini è il classico "porto di mare", dove l'importante non è chi parte, ma chi arriva! Non c'è mai problema ad aggiungere un posto a tavola, la famiglia è molto unita e ci sono mille persone che vanno e vengono a cena, pranzo, colazione...

Ma terminato questo excursus...Arriviamo al nocciolo: da me le cose non sono molto diverse. Anzi se possibile è peggio...!
Per fortuna o purtroppo, sta a voi giudicarlo. Ma lasciatemi spiegare...

Partiamo dalla famiglia vera e propria: sette persone. Mio padre ha deciso che in un'era in cui la media natalità in Italia rasenta l'un per cento, doveva essere l'elemento che faceva schizzare in alto l'ago della bilancia. E così lui e mia madre (ovviamente più lei) hanno sfornato la bellezza di cinque figli in quindici anni. Dal giugno 1976 al dicembre 1991 siamo nati Rebecca, Debora, Lidia, Samuele ed io.

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Aggiungete il fatto che, soprattutto Samu ed io, abbiamo sempre avuto la strana tendenza a portarci gli amici a casa. Quindi ci sono state ondate nei miei venti anni di vita, in cui avevo diversi amici e diverse persone che passavano tutti i giorni da me...
Fino alle elementari c'erano Sergio, Cecy e Marco, i miei grandi amici di infanzia; alle medie soprattutto Devis, Michele ed altri che non facevano altro che stare da me (in parte perchè avevo una bella cotta per Devis).
Poi si arriva a Stefano, Gianluca, Paolo, Alberto. Loro sono stati i miei grandi ed unici amici ad Arcene. Ovviamente si facevano vivi ad ondate più o meno regolari finché non abbiamo capito di essere indissolubilmente legati. Durante l'estate vivevamo fuori da casa mia, appoggiati alla discesa del marciapiede, a giocare a carte, a guardie e ladri...
E ovviamente alle superiori c'erano i miei veri grandi amici (di cui chissà come mai oggi rimane ben poco) che non vedevo l'ora di far venire da me per organizzare quelle serate epiche sotto pasqua o natale, o durante l'estate per il mio compleanno.
Oggi Samuele, con i suoi best friends - nonché membri del gruppo di cui è leader.
Debora, con la sua Virginia.
E poi i morosi, ormai tre e ben definiti, Mauro, Daniel, Ivan.
E vi assicuro che sto saltando tanta gente, tipo i cenoni di Natale e i pranzi di Pasqua, durante i quali si invitano sempre tutti i 5 fratelli di mia mamma con i rispettivi figli.

Insomma...Come potete capire a casa mia c'è sempre qualcuno. E questa riflessione m'è venuta in mente poco fa, quando mia madre mi ha detto (e non sto inventando) testuali parole:
"Ma allora stasera siamo a casa solo io e papi a mangiare?"
"Eh...Sì..."
"Allora magari chiedo allo zio se vuole venire qui a mangiare una pizza con Patrizia"

Premessa: mio zio ha dormito da me stanotte perchè si sta trasferendo a Francoforte e aveva bisogno di un luogo di sosta durante il trasloco.
Ma mi chiedo...una volta che sono da soli, perché devono rompersi le palle e far venire gente da fuori??

La risposta è semplice: non riescono a farne a meno.
Mia mamma e mio padre hanno questa vena spiccatamente "terrona" per cui la loro casa è casa di tutti. Chiunque è benvenuto, e chiunque si sieda alla tavola ha diritto a mangiare, ma che dico, strafogarsi di tutto e di più!
Potete chiedere a chiunque sia entrato a casa Tozzi: "Qual è la casa in cui hai mangiato di più in assoluto?" e loro risponderanno tutti: "Casa Tozzi!".
E' un bene o un male?

Ultimamente me lo sto chiedendo.
La personalità di mio padre purtroppo è distante dalla mia; siamo distanziati da un solco invalicabile. Io ho bisogno della mia indipenza, di starmene sulle mie; lui sente sempre l'esigenza di dire la sua, di rompere le scatole.
Tende ancora a non accettare il fatto che nei weekend sia spesso a dormire da Mauro, cosa inevitabile vista l'ora di macchina che ci separa.
E' praticamente insopportabile. Il classico uomo maschilista che in casa non fa niente, che vive nell'illusione che le sue care figlie gli facciano da serve.
Per farvi capire...Quelle due o tre volte in cui è successo che fosse a casa da solo a mangiare con mio fratello, ci hanno fatto trovare i piatti nel lavandino alle undici di sera.

Lo trovo assurdo nella generazione del 2000, anche se purtroppo è da accettare.
La verità è che con lui ho un rapporto terribile. Non riesco a non rispondergli male, a non sopportarlo. E ultimamente mi capita anche di odiarlo.

E questa è una cosa terribile perché non si dovrebbe mai odiare chi ci ha messo al mondo. E per questo uno dei miei propositi - come leggete a fianco - era quello di controllare le crisi isteriche. Purtroppo non ci riesco, e non so nemmeno se ci riuscirò entro la fine dell'anno.

Ma dopo questo racconto che è partito dal divertente ed è finito nello sconcerto, vi lascio. Devo studiare perché lunedì ho un esame e sinceramente non ho una gran voglia di farlo, però...
Au revoir.

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